Ogni famiglia è in continuo cambiamento, poichè ogni persona che ne fa parte costruisce la propria storia attraversando delle fasi evolutive che richiedono a tutto il gruppo di adattarsi, riorganizzarsi, accogliere e far fronte alle novità. Alcuni “passaggi” cruciali sono prevedibili, come l’uscita di casa, il matrimonio, la nascita del primo figlio, l’ingresso a scuola e l’adolescenza, mentre altri, come la perdita del lavoro, un lutto, una malattia o una separazione, seppur comuni, costituiscono eventi critici nella vita famigliare e sono in grado di sconvolgere rapidamente l’equilibrio preesistente. Sia la prima tipologia, costituita dagli eventi “normativi”, che la seconda, cioè l’insieme degli eventi “paranormativi” pongono la famiglia sotto stress, richiedendo flessibilità e la costruzione di nuovi modi di relazionarsi e agire, per far fronte ed adattarsi al cambiamento in atto.
L’emotività espressa.
Diviene allora molto importante in questo processo quella che viene chiamata”emotività espressa”, definita come la temperatura emotiva nell’ambiente famigliare, data dall’intensità della risposta emotiva di ogni famigliare in un dato momento temporale; essa non emerge in genere in momenti di quiete, ma è la reazione di ognuno ad un evento inaspettato che colpisce un membro della propria famiglia.
Tale reazione si può scomporre in una “risposta emotiva”, a cui segue un “comportamento”. Per spiegare meglio le varie tipologie, si può fare riferimento a metafore che si ispirano a diversi animali, che spiegano perfettamente le diverse modalità possibili.
Medusa, struzzo o San Bernardo?
Quando qualcuno reagisce manifestando verso il familiare colpito dall’evento una forte angoscia, depressione, ansia e irritabilità, sta adottando lo stile della medusa, rendendo trasparente la propria risposta emotiva, in un vortice emotivo che si fa fatica a trattenere.
Se al contrario, si fa finta di niente, disinteressandosi, come prima che il problema sopraggiungesse in famiglia, si sta reagendo come lo struzzo, che evita di vedere, di pensare e di affrontare il problema, non manifestando alcuna emozione.
Infine, se nonostante si senta che la situazione sia preoccupante o drammatica, si riesce ad esprimere calma e rassicurazione, si sta adottando la strategia del San Bernardo.
La reazione emotiva personale si esplica poi in un comportamento, volto a far fronte alla difficoltà, che può essere più simile a quello del canguro, del rinoceronte o del delfino.
Quando è presente eccessiva ansia, si tende a reagire con iperprotettività, comportandosi come il canguro, che favorisce la regressione infantile, impedendo la crescita in modo “soffocante”.
Quando si “nega” che ci sia un reale problema, si tende a reagire in modo “ipercritico”, ostile e direttivo verso il famigliare in difficoltà, cercando di convincerlo a risolvere il problema con argomentazioni “logiche”, senza riuscire ad accogliere il suo reale disagio, limitandolo ulteriormente, proprio come farebbe il rinoceronte.
Quando si riesce infine ad accogliere empaticamente le difficoltà e al tempo stesso ad incoraggiare verso un cambiamento, si imita il delfino, che direziona alternando momenti in cui nuota accanto per incoraggiare, nuota un pò in avanti per guidare, e un pò indietro per favorire i progressi raggiunti e l’indipendenza.
Non è affatto facile riuscire a essere un pò San Bernardo e un pò Delfino, poichè quando un evento critico sconvolge una famiglia, si attraversa confusione, smarrimento a cui si tende a reagire con ansia a rigidità per evitare un cambiamento che però è inevitabile. Quando “non è più come prima” ciò che si cerca di fare è proprio aggrapparsi e mantenere le vecchie strategie e abitudini per cercare rassicurazione in esse, ma ciò che accade è invece che la disperazione e la frustrazione aumentano.
Come affrontare le difficoltà?
Non esiste un’unica modalità di affrontare i problemi, poichè ogni gruppo famigliare possiede risorse uniche da mettere in campo; proprio quando ce ne sarebbe più bisogno diviene però difficile farle emergere. La consulenza psicologica e un eventuale periodo di sostegno psicologico con uno psicoterapeuta familiare può costituire un valido aiuto in questo senso, fornendo uno spazio di confronto in cui far emergere le risorse di ognuno e poter negoziare le strategie più efficaci per metterle in campo, ricostruendo finalmente una nuova normalità relazionale, dove tutti siano alleati o ognuno possa percepire meno stress per ciò che sta accadendo, potendo recuperare ed esprimere le emozioni senza esserne sommerso, ritrovando le proprie energie vitali, fino a quel momento impegnate a far fronte alla sofferenza.
Bibliografia.
Treasure J., Sepulveda A.R., MacDonald P., Whitaker W., Lopez C, Zabala M, Kyriacou O, Todd G., The Assessment of the Family of People with Eating Disorders, Eur Eat Disorders Rew, 2008
Bertrando Paolo “Misurare la famiglia. Il metodo dell’emotività espressa.” Bollati Boringhieri, 1997.