QUANTO PUOI AFFERMARE DI ESSERE DAVVERO USCITO DI CASA?

“L’uscita di casa” di un giovane adulto è una fase cruciale in cui la famiglia è coinvolta. In questo passaggio viene ridistribuito il potere all’interno delle due generazioni, quella del giovane adulto e quella dei genitori. Di conseguenza, si crea un equilibrio tra le generazioni, dove ogni scelta è una libera scelta, non legata a punizioni ed obblighi. Quando è raggiunto l’equilibrio, i genitori e i figli vivono in una condizione di parità psicologica, dove i figli non sono più “figli” e i genitori non sono più “genitori”. Questi ultimi possono continuare a fornire sostegno ai loro figli e, viceversa, i figli possono sostenere i genitori, ma da adulti, in una posizione paritaria.

Qual è la condizione necessaria perché un giovane figlio esca di casa?

Innanzitutto, e’ importante che vi sia una organizzazione gerarchica familiare congrua: l’infantilizzazione di un genitore o la creazione di un figlio genitoriale (figlio adultizzato che svolge la funzione di genitore) possono provocare una grave disfunzione nella famiglia e ostacolare l’effettiva uscita di casa. Uscire di casa implica anche che i figli riescano ad accettare i propri genitori per quello che sono, “facendo i conti” con i bisogni che non sono stati riconosciuti e soddisfatti dalle figure genitoriali, e a sviluppare una forma di indipendenza emotiva verso forme di protezione e sostegno esterno, che consenta loro di fare a meno delle figure genitoriali. Se questo passaggio non è stato realizzato, si rischia che, uscendo di casa, si instauri una relazione sostitutiva di dipendenza e fusione con il partner. Altro fattore fondamentale legato all’uscita di casa è quello di non farsi carico dell’eredità affettiva della famiglia, ovvero il compito del figlio non dovrebbe essere quello di raggiungere gli obiettivi in cui le generazioni precedenti hanno fallito. Se l’uscita di casa è avvenuta, la generazione giovane adulta non ha più bisogno dell’approvazione di tutte le sue scelte di vita da parte dei genitori. Dal momento che si tratta di un passaggio molto delicato e complesso, di solito l’uscita di casa non avviene prima della quarta decade di vita. Esso è, infatti, legato, al raggiungimento di un’indipendenza economica; della creazione di una rete sociale che garantisca intimità (es. matrimonio); del compimento di scelte importanti personali, del tempo libero o lavorative; della risoluzione del problema dell’identità sessuale e dell’identificazione con la vecchia generazione, per svolgere il ruolo genitoriale .(Donald S.Williamson, 2012).

Infine, poter affermare di essere davvero “uscito di casa” implica l’essere riuscito a differenziarsi dalla famiglia d’origine, ovvero l’essere riuscito a trovare una propria identità all’interno della famiglia. Soggetti con bassa differenziazione del sé tendono a fondersi con la famiglia e a dipendere dall’accettazione e dall’approvazione altrui, tendono spesso al conformismo, sono più vulnerabili allo stress e hanno grosse difficoltà ad adattarsi a nuove situazioni. Il processo della differenziazione dalla famiglia d’origine è molto complesso ed è legato alla scelta di quali aspetti portare e quali no della propria famiglia d’origine nella relazione di coppia e nella nuova famiglia che si costruirà, una volta usciti di casa. Tale scelta è cruciale, perchè andrà ad incidere sulla qualità della relazione di coppia e delle future relazioni che si andranno ad instaurare, ad esempio quella con i propri figli.

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